Direttiva Case Green: approvata dal Parlamento Europeo

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Il Parlamento europeo il 14 marzo 2023 ha approvato la Direttiva Case Green che prevede il miglioramento della classe energetica di tutti gli edifici a partire dal 2030. In particolare, il testo sottolinea che gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici, invece, il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D).

Vediamo in questo articolo cos’è esattamente la Direttiva Case Green, come funziona e cosa bisogna fare.

 

Cos’è la Direttiva Case Green

La Direttiva sull’efficienza energetica in edilizia (Energy Performance of Buildings Directive o Direttiva Case Green) ha come obiettivo quello di ristrutturare il più ampio numero di edifici inefficienti dal punto di vista energetico per ridurre il consumo e le emissioni nel settore edilizio. La Direttiva punta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 per raggiungere una neutralità climatica entro il 2050.

Questa Direttiva fa parte del “Fit for 55%”, il pacchetto di riforme e regolamenti promulgati dall’Unione europea finalizzati alla lotta al cambiamento climatico e alla riduzione delle emissioni di gas serra. Nel dicembre 2021 la Commissione europea aveva approvato la revisione della direttiva sulla prestazione energetica dell’edilizia, diventata oggi vincolante per tutti gli Stati europei.

Tuttavia, l’entrata in vigore della Direttiva non è così vicina: il recepimento degli Stati membri non avverrà prima del 2025. Dopo l’approvazione del Parlamento, infatti, inizia il negoziato tra Commissione, Parlamento europeo e Governi per definire tutti i punti e fare in modo che il provvedimento diventi operativo.

 

Cosa prevede la Direttiva Case Green

La Direttiva Case Green prevede quindi una riqualificazione del patrimonio immobiliare dei paesi europei. In particolare, la prima bozza della Direttiva approvata dal Parlamento prevede l’obbligo di effettuare gli interventi per l’efficienza energetica su tutti gli edifici, residenziali e non. Le scadenze proposte sono le seguenti:

  • Immobili residenziali: classe energetica E entro il 2030 e classe energetica D entro il 2033;
  • Altri edifici: classe E dal 2027 e D dal 2030;
  • Nuovi edifici: a emissioni zero a partire dal 2028.
  • Nuovi edifici gestiti o di proprietà pubblica: a emissione zero a partire dal 2026.

La classe energetica rappresenta il fabbisogno energetico di un edificio o di un’abitazione. Per migliorare le prestazioni energetiche è necessario redigere l’APE (Attestato di Prestazione Energetica), un documento che certifica il consumo energetico di un edificio. Per tutti gli edifici residenziali che devono essere sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.

Infine, per tutti i nuovi edifici che dispongono di risorse tecniche ed economiche è obbligatoria la dotazione di tecnologie solari entro il 2028.

 

Quali sono gli interventi che rientrano nella Direttiva?

L’obiettivo della direttiva è arrivare alla energetica classe D. A tal fine, su ogni edificio sarà necessario apportare gli interventi necessari per migliorarne le prestazioni termiche, in base al caso specifico. Gli interventi vanno scelti ed abbinati in base al caso specifico.

 

Intervento Come Perché Miglioramento Note
Infissi La sostituzione dei vecchi infissi può portare al miglioramento di 2 classi energetiche.

 

L’eliminazione dei ponti termici consente un miglioramento delle prestazioni dell’edificio. Può portare al miglioramento di 1 classe energetica.
Cappotto termico Installare un cappotto termico esterno consiste in una serie di strati isolanti in modo da garantire un isolamento completo termico e acustico.

 

Il cappotto termico migliora il comfort abitativo, assicura riqualificazione energetica e risparmi in bolletta. Può portare ad un miglioramento fino a 2 classi energetiche.
Caldaie Installare sistemi ibridi, come pompe di calore e caldaie a condensazione e le caldaie a combustibili rinnovabili, come idrogeno e biometano.

 

La presenza in un’abitazione di una caldaia a gas abbassa la classe energetica dell’edificio. Può portare a un miglioramento fino a 2 classi energetiche. Entro il primo gennaio 2024 gli Stati dell’UE dovranno recepire la direttiva in cui si vieta l’installazione di caldaie a combustibili fossili (classiche caldaie a gas).
Pannelli Fotovoltaici L’impianto fotovoltaico non necessita di particolari opere murarie per essere installato. Fondamentale è l’orientamento: ottimale a sud.

 

Aumenta l’efficienza energetica della casa o dell’azienda, riducendo i costi in bolletta e l’impatto ambientale. In abbinamento alla caldaia, possono portare ad un miglioramento fino a 2 classi energetiche. Per tutti i nuovi edifici sarà obbligatorio installare impianti fotovoltaici entro il 2028, mentre per quelli ristrutturati si ha tempo fino al 2032 per mettersi in regola.
Pompa di calore La pompa di calore permette di ottenere aria calda o aria fredda attraverso appositi split.

 

Non utilizza combustibili ma energia solare, in abbinamento ai pannelli fotovoltaici. In abbinamento ai pannelli fotovoltaici, può portare ad un miglioramento fino a 2 classi energetiche.
Ventilazione meccanica (vmc) È un sistema di ventilazione per lo scambio d’aria tra interno ed esterno con un riciclo continuo.

 

Permette di avere il corretto ricambio d’aria all’interno della casa, e ristabilisce i valori corretti di ossigeno. In abbinamento alla caldaia e ai pannelli fotovoltaici, può portare ad un miglioramento fino a 2 classi energetiche.

 

Il tipo di interventi e l’effettivo efficentamento ottenuto va valutato sulla base del caso specifico, insieme ad un professionista, così come gli interventi necessari.

 

Quando fare gli interventi?

Nel comunicato pubblicato dal Parlamento europeo si sottolinea che gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche devono essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, in caso di affitto, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio.

 

Quali sono gli edifici esclusi dalla Direttiva?

La Direttiva Case Green nel suo testo ha evidenziato che non si applica ai monumenti. In particolare, tutti i Paesi UE possono escludere gli edifici tutelati per il loro valore architettonico o storico, gli edifici tecnici utilizzati temporaneamente, le chiese e i luoghi di culto. Inoltre, l’estensione vale anche per tutti quegli edifici dell’edilizia sociale pubblica in cui le ristrutturazioni porterebbero a un aumento degli affitti non compensati dai maggiori risparmi sulle bollette.

 

Direttiva Case Green: finanziamenti e incentivi

Ogni paese dell’UE dovrà stabilire delle proprie misure per raggiungere questi obiettivi. I piani nazionali di ristrutturazione dovranno definire come raggiungere l’efficienza energetica, prevedendo anche un regime di sostegno per facilitare le sovvenzioni e i finanziamenti. Sarà fondamentale prevedere un aiuto soprattutto per le ristrutturazioni profonde, ovvero ristrutturazioni di edifici con prestazioni peggiori, e sovvenzioni e sussidi per le famiglie più vulnerabili.

Una volta confermato definitivamente il testo della Direttiva, il Governo dovrà porsi degli obiettivi e degli incentivi fiscali/finanziari. Potrebbero per esempio essere reintrodotti la cessione del credito o lo sconto in fattura: solo un aiuto economico da parte dello Stato potrà rendere possibile la riqualificazione energetica, permettendo a tutti di mettere a norma la propria casa.

 

Il no dell’Italia alla Direttiva Case Green

Come abbiamo detto in precedenza, la Direttiva è finalizzata a creare una maggiore efficienza energetica al fine di aumentare i risparmi e diminuire l’inquinamento. La posizione dell’Italia è però complessa: gran parte del patrimonio edilizio residenziale è stato costruito prima della Legge 10/1991, la norma che regola i consumi dell’energia negli edifici pubblici e privati.

Secondo le stime Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) infatti, circa il 74% delle abitazioni italiane, quasi 11 milioni, appartengono a classi energetiche inferiori alla D: il 34% in G, 23,8% in F e 15,9% E. Il risanamento degli edifici richiederebbe quindi tempi decisamente più lunghi rispetto a quelli imposti dall’Europa.

Di seguito quanto affermato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin:

Non mettiamo in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane.

Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese. Nessuno chiede trattamenti di favore, ma solo la presa di coscienza della realtà: con l’attuale testo si potrebbe prefigurare la sostanziale inapplicabilità della direttiva, facendo venire meno l’obiettivo ‘green’ e creando anche distorsioni sul mercato. Forti anche della mozione approvata dal nostro Parlamento agiremo per un risultato negoziale che riconosca le ragioni italiane.

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